di Samuel Cogliati Gorlier

L’altro giorno sono andato a un convegno sull’intelligenza artificiale. Ci hanno spiegato che nell’ambito del food, dal farming fino alla data collection e alle surveys per una produzione market-oriented, occorre essere complianti della regulation e degli specifici acts in materia di supply chain per rispondere ai needs con tools specifici; il che genera molta più awareness sia nel research development sia nei players del settore.
Ovvero che non bisogna fare cose a caso se si vuole trovare delle soluzioni ai problemi.

Uno dei testi di riferimento del mio esame universitario di linguistica italiana spiegava che la scelta di usare un gergo in un gruppo di parlanti risponde sostanzialmente a due possibili motivi: a) utilizzare una lingua volutamente oscura, per non farsi capire dal resto della società; b) creare un senso di appartenenza a un determinato gruppo sociale (un clan, un club, una comunità privilegiata…). In questo caso, la seconda motivazione credo sia completata dalla volontà di emulare un mondo di successo economico, sociale, politico, culturale: ovviamente quello anglosassone, statunitense in particolare.

Tutto questo avviene in un Paese, l’Italia, allo sbando sia sul piano economico che su quelli demografico, sociale, politico, culturale, sanitario, ecc. E segna l’incapacità persino di immaginare che ci sia una possibilità di rigenerazione e di riscatto diversa da quella di mettersi totalmente al traino della corrente socio-economico-culturale dominante in questo pianeta. Sfoggiando però il tricolore in ogni angolo, e rivendicando con orgoglio il Made in Italy. Sempre open to meraviglia. Non so se. •


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